Che cosa significa “energie rinnovabili”?
Si parla di energie in riferimento alla fonte energetica utilizzata per produrle. Una fonte è
rinnovabile quando è capace, sotto certe condizioni, di ritornare ad avere lo stesso o maggiore
potenziale rispetto al momento di inizio dello sfruttamento.
Una fonte di energia rinnovabile deriva, sul nostro pianeta, direttamente o indirettamente,
dal sole o da cause planetarie. Captare la radiazione incidente, sfruttare i venti, il ciclo
dell’acqua, la vegetazione o i cicli maremotici, vuol dire basarsi su energie rinnovabili.
Perchè è argomento di attualità?
Se ne parla perché il nostro sistema energetico si basa sulle fonti fossili, formatesi nel passato
e che, per loro stessa definizione, sono soggette ad esaurimento a fronte di un tasso di ripristino
umanamente non percepibile.
Si parla di rinnovabili perché l’esaurimento delle scorte di fonti di energia fossile può precludere
uno sviluppo o la stessa esistenza del nostro tenore di vita.
Che vantaggi portano?
I vantaggi delle rinnovabili sono sostanzialmente legati alla facile reperibilità (si pensi al sole)
per qualsiasi individuo, al basso potere inquinante dei dispositivi che le utilizzano. Spesso
esiste solo l’inquinamento prodotto quando questi dispositivi vengono realizzati e poi, per tutta
la loro esistenza, non se ne produce alcuno.
Altri vantaggi sono quelli della distribuzione della produzione di energia al singolo utente sgravando
gli oneri di produzione della stessa dalle spalle delle grandi imprese energetiche nazionali.
Ci sono molti tipi di rinnovabili?
Sì, come abbiamo visto, ci sono molti tipi di fonti di energia rinnovabile. Solo alcune, però
possono essere sfruttate direttamente dal singolo individuo con estrema facilità, altre, invece,
necessitano di infrastrutture difficilmente realizzabili se non da una impresa o una comunità.
Il primo tipo comprende l’energia fotovoltaica, quella solare termica, l’utilizzo della combustione
del legno o derivati di scarto della sua lavorazione industriale e alcuni tipi di eolico.
Il secondo tipo, invece, comprende le dighe per l’energia idroelettrica, le centrali maremotiche,
alcuni tipi di centrali solari ed eoliche, tutte le infrastrutture produttive di grosse dimensioni
rientrano virtualmente in questo gruppo.
Perché non vengono introdotte nel mercato?
In realtà esistono già da tempo sul mercato (nel caso del fotovoltaico e del solare termico da
ormai 25 anni circa), ma solo ora l’approccio della legislazione e della mentalità delle persone
potenziali acquirenti sta portando a grosse opportunità per il mercato. Ci sono anche questioni
di macroeconomia mondiale considerando la reciproca dipendenza che si è instaurata tra le nostre
civiltà e quelle che possiedono i giacimenti di petrolio più cospicui.
Senza dubbio questioni importanti ma che non possono essere vincolanti allo sviluppo di una
tecnologia passiva e meno invasiva come questa.
Quali novità?
La legislazione nazionale, accettando le restrizioni del protocollo di Kyoto sulla riduzione
dell’emissione dei gas serra, sta introducendo regolamentazioni sia in campo edile che in campo
energetico.
Leggi sul risparmio energetico, soprattutto, ma anche regolamentazioni sulla produzione delocalizzata
di energia elettrica, ad esempio, che, di fatto, liberalizzano il mercato rendendo possibile
la compravendita di energia elettrica tra soggetti privati individuali ed il gestore nazionale.
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